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lunedì 23 luglio 2012

Google ammazzerà il SEO?

Google ammazzerà il SEO?

Follower e conversazioni sui social media sono la nuova frontiera del posizionamento sui motori. E per le aziende è più difficile barare

Il SEO ha i giorni contati, Google sta contribuendo a farne un’industria obsoleta. A parlare del funerale del Search Engine Optimization – la pratica che consiste nell’ottimizzare un sito web ed i singoli contenuti per far sì che vengano posizionati al meglio sui motori di ricerca – è Adam Torkildson, definito dal giornalista di Forbes che lo ha intervistato uno dei consulenti SEO più competenti degli Stati Uniti. A far saltare il banco è stato l’emergere dei social media come nuovi protagonisti della rete.
Se fino a qualche tempo fa il posizionamento sui motori di ricerca era stabilito fondamentalmente dalla quantità di link che un sito web riceveva, oggi a contare sono soprattutto le conversazioni innescate sulle varie reti sociali dalla condivisione dei contenuti.
Il lavoro di Google e degli altri motori riposa sostanzialmente nel mettere a disposizione degli utenti uno strumento capace di classificare ed organizzare l’immensa mole di contenuti presenti nel web. Un lavoro che procede parallelamente a quello dei designer e dei responsabili dei siti, che si impegnano per posizionare al meglio il loro spazio in rete. Giocato in maniera più o meno leale a seconda dei casi, il SEO ha sempre consistito nel tentativo di “beffare” l’algoritmo di Google. Con gli ultimi aggiornamenti del complesso codice che regola il posizionamento dei siti sul motore però l’attività rischia di non servire più a nulla.
Qualche giorno fa, con la Penguin release, Big G ha modificato l’algoritmo di ricerca in modo da penalizzare le aziende che ricorrono ad espedienti capaci di modificare artificiosamente la visibilità del proprio sito su Google. L’enfasi passa progressivamente dalla quantità di link capaci di generare al buzz che si sviluppa sulle reti sociali. Non solo pagine viste quindi, ma anche e soprattutto follower, amici e commenti. Se prima Google pensava che per essere linkato da molte persone il sito di un azienda dovesse in qualche modo avere un valore notevole, oggi quel valore viene misurato con l’interesse che genera sui social network. E cercare di spingere un contenuto nel mare magnum dei social media non è facile come ricorrere alla pratica del blacklinking.
Per questo le attenzioni di Google si concentrano fondamentalmente sui social. E per questo l’inchiesta della BBC sull’effettivo valore degli apprezzamenti virtuali per le aziende su Facebook ha fatto tanto rumore. “Di SEO ormai facciamo poco” assicura Adam Torkildson, “porta ancora qualche risultato ma non come prima. Google sta alzando il tappeto per fornire un servizio migliore ai suoi clienti. Oggi occorre essere autentici, offrire contenuti preziosi e stimolare il valore della comunità e dell’interazione“.

fonte: http://magazine.liquida.it/2012/07/23/google-ammazzera-il-seo/

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